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IL RITORNO DEI MARO’

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La contesa tra i governi dell’Italia e dell’India va avanti da Febbraio (dell’anno scorso, ndt), quando due marò italiani furono catturati e arrestati dalle autorità indiane nella regione del Kerala. I due militari erano in servizio per conto della Marina come contractor a bordo della petroliera privata italiana Enrica Lexie. Il 22 febbraio sono stati coinvolti in un caso di omicidio. Due pescatori indiani sono stati uccisi nello stesso spazio marittimo. Qualche ora dopo, la Guardia Costiera Indiana bloccò la nave e ordinò all’equipaggio di attraccare al porto di Kochi.

Da allora, l’India ha sempre considerato la questione sotto la sua giurisdizione e l’Alta Corte del Kerala continua a rivendicare il pieno diritto a condurre le indagini e a stabilire la competenza processuale. Tuttavia il governo italiano reclama una propria competenza specifica, in base all’ipotesi che il duplice omicidio sia avvenuto in acque internazionali.

L’ultimo braccio di ferro è cominciato quando il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi ha deciso di non rispettare l’accordo con il primo ministro indiano Manmohan Singh, trattenendo i marò in Italia e bloccando il loro ritorno in India dopo un permesso per fare temporaneamente ritorno in Italia in occasione delle elezioni politiche. Il governo indiano ovviamente ha condannato questa decisione e Singh l’ha reputata inaccettabile, minacciando ripercussioni nei rapporti bilaterali tra i due Paesi durante un discorso ufficiale al Parlamento.

L’opinione pubblica indiana si è immediatamente concentrata su questa disputa. La memoria dell’era imperiale è ancora forte in India, dove il nazionalismo indù si oppone tanto all’eredità dell’Impero Britannico quanto a quella degli “invasori” del Mughal islamico, che governarono l’India nel passato. Il colonialismo resta una delle tracce più negative sull’eredità storica occidentale e le piaghe lasciate in Asia e in Africa sono ancora profonde.

Oggi l’India è una delle più considerevoli potenze mondiali, forte di un’economia crescente e dotata di significative capacità militari. Diverse contraddizioni ovviamente rimangono: l’inquinamento, una rilevante fascia di popolazione sotto la soglia di povertà, la discriminazione sociale e la divisione tra le varie caste, il terrorismo e il crimine. Tuttavia, la posizione del mercato indiano all’interno dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio è notevole e il ruolo giocato da questo Paese nel quadro di importanti vertici internazionali come il BRICS o l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai fa dell’India un attore geopolitico profondamente influente.

Terzi si è subito reso conto di aver commesso un grave errore diplomatico e ha così abbandonato la sua decisione iniziale, anzi accettando le richieste dell’India, ma i partiti e i movimenti di destra italiani hanno ingenerato una imponente opera di propaganda contro questa “umiliazione nazionale”, rivendicando un atteggiamento “forte” da parte dell’Italia e nei casi più eclatanti addirittura un’azione di guerra contro l’India.

In Italia, un caso di duplice omicidio è dunque diventato un pretesto per istigare allo sciovinismo e all’imperialismo in un Paese sotto il tallone della crisi economica, creando così un pericolosissimo clima sociale. Alcuni giorni fa, Terzi è stato costretto a dimettersi dal suo incarico, mentre il primo ministro Mario Monti ha affermato che durante il recente vertice BRICS a Durban sono stati inviate preoccupanti minacce politiche contro l’Italia. Ovviamente tutto ciò è completamente falso e nessun capo politico dei Paesi del gruppo dei BRICS ha minacciato l’Italia.

Ad ogni modo, questa incomprensione potrebbe generare tra la popolazione italiana un clima d’odio xenofobo nei confronti dei Paesi non-occidentali e soprattutto nei confronti dell’India. Questa propaganda nazionalista evita di menzionare il fatto che i due marò italiani stavano lavorando come contractor su una petroliera privata, così come dimentica numerosi altri casi di incidenti militari o di tipo “blue-on-blue” (quando uno o più soldati sono vittime del proprio stesso esercito o alleato, ndt).

Questo rozzo nazionalismo, simile più alla legge della giungla che ad un vero e proprio orgoglio patriottico, crea tuttora seri ostacoli sul cammino della pace, della stabilità e della mutua cooperazione. L’Italia e gli altri Paesi dell’Europa sembrano essere incapaci di cancellare le fallaci idee di “occidentalizzazione” e “superiorità occidentale” dalla loro agenda politica internazionale, che resta completamente vincolata alla dottrina degli Stati Uniti anche a 22 anni di distanza dalla fine della Guerra Fredda.

 

 

L’articolo è stato originariamente pubblicato in lingua inglese, con il titolo Return of marines shakes up nervous and fraught Italian politics, a pag. 13 dell’edizione del 2/04/2013 del “Global Times”, quotidiano internazionale del Partito Comunista Cinese.


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